Hiroshi Nanami, il Samurai Blue che annegò in laguna

Stando alle statistiche, più di Roma e di Firenze, la città italiana più amata dai giapponesi è Venezia. Nell’estate del 1999 però, ci fu un nipponico che non arrivò nel capoluogo veneto per turismo bensì per giocare in Serie A: al Mondiale francese, nel 1998, non si era fatto notare più di tanto, perciò quando nel giugno dell’anno successivo inizia a circolare il suo nome, soltanto alcuni tra gli addetti ai lavori possono dire di conoscere a sufficienza le caratteristiche, la personalità e il valore di Hiroshi Nanami.Tra questi vi è Giuseppe Marotta, direttore generale del Venezia, che vola in Giappone per concludere l’affare con lo Jubilo Iwata, squadra blasonata del campionato locale, cui il giocatore regala un contributo determinante per la conquista del titolo nazionale. L’8 giugno del 1999, chiude la trattativa Tadanori Arata, il presidente del club nipponico più noto in Italia, grazie alla passata militanza del Totò Schillaci post-Mondiale ’90. Così Nanami viene ceduto in prestito per la prima stagione in cambio di 300.000 dollari. ALla fine di questo periodo di prova potrà essere riscattato con l’aggiunta di 2 milioni di dollari. Quanto al compenso per Hiroshi l’accordo viene stipulato sulla base di 560 milioni di lire a stagione, una cifra che lo pone molto al di sotto del connazionale Hidetoshi Nakata, che un anno nel Bel Paese lo ha già trascorso, dimostrando con il Perugia di meritare tutta l’attenzione ricevuta sin dalla prima apparizione in Umbria. In comune, i due nipponici d’Italia non hanno il conto in banca, ma il numero di maglia sì: Marotta consegna già a Shizuoka la divisa arancioneroverde con stampato un bel 7, precisando comunque che si tratta solo di una coincidenza, ben lungi l’intenzione di far assomigliare il nuovo giapponese del Leone di San Marco a quello del Grifo. Tuttavia, il numero ha un significato: per i tifosi del Jubilo Iwata, Hiroshi è << Nana >>, che in giapponese significa appunto sette. << Dopo mesi di dure trattative, da questa sera potrò finalmente dormire tranquillo >>, è il primo commento di Nanami. Gli fa eco il direttore generale della società lagunare che ammette quanto sia stato difficile portare a termine l’operazione poiché in Giappone il distacco di un giocatore, che quasi sempre s’identifica nella squadra, è un evento traumatico; una differenza culturale che sicuramente farà scendere qualche lacrime agli inguaribili nostalgici che ricordano le cosiddette bandiere e gli eroi della domenica che si legavano per tutta la vita o quasi al club d’appartenenza. A sentire il presidente Arata, il passaggio di Nanami al Venezia è come una figlia che va via dal padre per sposarsi. Ma Nanami tranquillizza tutti esprimendo di voler chiudere la sua carriera al Jubilo.

Nanami con la maglia del Jubilo Iwata

Dall’analogia del matrimonio, si arriva a piazza San Marco, scenario romantico per i viaggi di nozze. Arrivato a Venezia, il giocatore si concede al flash dei fotografi e il presidente Zamparini afferma la frase di rito, già sentita da Spinelli riguardo Miura al Genoa e Gaucci a Perugia con Nakata, cioè: << Questa non è un’operazione commerciale per attirare più turisti a Venezia. Non siamo l’Inter, il Milan, non possiamo comprare i campioni offerti per barche di miliardi. Nanami fa per noi perché è il più forte giocatore giapponese, è un centrocampista dal tasso tecnico elevato e spiccata capacità di servire le punte. Diventerà un protagonista anche qui >>.

Appena arrivato a Venezia, il giapponese Hiroshi Nanami ne approfitta subito per farsi una foto a Piazza San Marco.

Il curriculum non è banale: Hiroshi è nato a Shizuoka il 28 novembre 1972, dove il padre è direttore del museo di storia naturale. Fisico leggero, 68 kg su 1 metro e 76 centimetri d’altezza, vanta già un’invidiabile collezione di 51 presenze in Nazionale e il triplo nella J-League. Il suo anno d’oro è stato il 1996, quando è stato premiato come il migliore giocatore della Coppa d’Asia. Laureato in educazione fisica all’Università Jutendo-Daigaku nel 1995, ama la moda, non è gidanzato e calcisticamente ha come modelli il romeno Hagi e l’argentino Redondo. Pur di sbarcare in Italia, ha scelto di guadagnare meno di quanto guadagnava al Jubilo. << Un’esperienza nella massima serie italiana è più importante del denaro >> confessa Nanami << Nel Venezia mi troverò a mio agio, perché il modulo è lo stesso usato dalla Nazionale giapponese, il 3-5-2. Unico timore è la durezza nei contrasti di gioco tipici del calcio italiano >>. Ma il procuratore Hideo Yoshinaga è assolutamente calmo riguardo il suo assistito che considera non olo forte tecnicamente ma anche caratterialmente. Non manca poi la raccomandazione di Schillaci, suo ammiratore sincero, che Nanami ringrazia di cuore ricordando il piacere di aver giocato al suo fianco qualche anno prima.

Il diretto generale Giuseppe Marotta presenta l’acquisto Nanami.

 

Prima di cominciare la sua nuova avventura, Nanami affronta un impegno internazionale con il Giappone che partecipa alla Copa America 1999 sfidando il Perù nella gara inaugurale della manifestazione, vinta dai sudamericani per 3-2 e diretta dall’arbitro Byron Moreno, destinato poi a negativa fama presso il popolo italiano nel maledetto Mondiale nippo-coreano del 2002. Poi, Nanami e compagni, vengono travolti 4-0 dal Paraguay. Al giapponese veneziano non resta altro che concentrarsi sul campionato di Serie A. La squadra è orfana di Alvaro Recoba, stella uruguayana passata all’Inter che nel 1998/1999 ha preso per mano il Venezia, portandolo all’undicesima posizione, un traguardo decisamente lusinghiero per una neopromossa. Quella formazione però, non c’è più. In panchina Walter Novellino è stato sostituito da Luciano Spalletti ma qui, in termini di competenza, poco cambia. La sfida è ripetere la stagione trascorsa, pur tenendo conto delle differenze. Nanami potrebbe imitare Recoba nel rendimento ma il prescelto sostituto dell’uruguayano è lo jugoslavo Petkovic. Per Spalletti l’impressione è buona, i suoi suggerimenti per il giapponesi sono di migliorare la velocità e il carattere, fondamentale nel calcio italiano fatto di agonismo e contrasti continui. L’allenatore traccia un programma estremamente preciso per la stagione che si sta preparando: l’exploit del 1998/1999 va dimenticato in fretta e non bisogna indulgere in nostalgie, l’obiettivo di base è la salvezza e non paia riduttivo se si considera che nel dopoguerra mai il Venezia ha trascorso due annate consecutive in Serie A. Riuscirci equivarrebbe a un’impresa a un’impresa dal significato epocale, un evento da festeggiare quasi quanto l’unica grande affermazione del club, la conquista della Coppa Italia risalente al 1941. La parola d’ordine di Spalletti è “restare coi piedi per terra”, sacrificio e umiltà sono qualità necessarie che però la squadra già possiede. Eppure si conservano le aspettative su Nanami di vederlo assomigliare al suo connazionale e tramite ciò poter ambire a un campionato ricco di sorprese positive. Il centravanti Pippo Maniero commenta da subito: << Nanami non l’ho mai visto, non mi sembrava il caso di mettere la sveglia alle tre del mattino per seguire le partite del Giappone in Copa America. Mi auguro che sia come Nakata, una delle rivelazioni dello scorso campionato. Anzi, spero che Nanami si sia fatto spiegare da lui cos’è il calcio italiano >>.

La questione è semplice: Hiroshi non ha la stessa fortuna di Hidetoshi. Quest’ultimo ha beneficiato del fallimento precedente di Kazuyoshi Miura al Genoa per risultare un personaggio nuovo, sorprendente e infinitamente superiore. L’ex Jubilo invece rischia al contrario di subire la riuscita di Nakata e di apparirne una copia sbiadita. Il perugino, oggetto di scherno all’inizio, mise a tacere tutti già alla prima giornata con la doppietta siglata contro la Juventus. Il primo giorno è un dubbio per chiunque e Nanami resta ad attendere il suo debutto. Nel frattempo, si prefigge la missione di imparare al più presto l’italiano. Ad aiutarlo provvede Fabian Marizuka, un minorenne di sedici anni con padre svizzero e madre giapponese iscritto alla terza ragioneria dell’istituto Astori di Mogliano Veneto. Anche il gruppo aiuta il neoacquisto e tutti si divertono a farsi tradurre in ideogrammi il proprio nome e cognome e pure quello delle rispettive fidanzate o mogli. Nel ritiro, il suo compagno di stanza, e anche di reparto, è Salvatore Miceli, un centrocampista arrivato in Serie A con il Venezia a 24 anni, dopo alcuni campionati nella serie cadetta con la maglia del Cosenza. Tra i due nasce subito l’amicizia e comunicano in inglese.

Il primo gol italiano di Nanami viene messo a segno il 25 luglio in un amichevole contro la squadra dilettantistica dei Monti Pallidi, terminata 17-0. La rete di Hiroshi è una gran bordata di sinistro dal limite la su “La Gazzetta dello Sport” le perplessità non vengono nascoste e il giocatore viene giudicato come invisibile in campo. Come risposta, Nanami ammette di aver sofferto la fatica durante la gara. La valutazione di Zamparini non è ottimista o meglio, considera Nanami come un giocatore normale che deve conoscere l’ambiente. Più che altro, il presidente appare eccessivo sul serbo Petkovic, definendolo superiore ad Alvaro Recoba.

Il primo test significativo per Nanami arriva contro il Brescia, squadra di Serie B, quando Spalletti lo lancia in campo nella ripresa ma il giapponese non si comporta da protagonista. Tuttavia, riesce a brillare tramite alcuni tocchi deliziosi che fanno parlare di lui il Guerin Sportivo: << giocatore vero, mica storie. Ragazzo dalle idee chiare >>. La famosa rivista gli dedica anche un’intervista dove Nanami spiega di essersi fatto consigliare da Nakata e racconta di quando era in Giappone e guardando in TV la Serie A, restava impressionato dai ritmi veloci. Infine chiarisce che nonostante venga visto da molti come l’erede di Recoba, questo lo onora ma, sottolinea che il suo ruolo in campo è differente e gli consente di svolgere un lavoro differente, più come assist-man.

Il nugolo di inviati dal Giappone impazzisce per la rete siglata dal loro connazionale nell’amichevole contro il Piacenza, terminata 1-1 e, ancora una volta, l’orientale parte dalla panchina. Simpatico l’interrogativo posto da Spalletti ai giornalisti nipponici: << Ma degli altri dieci non ve ne frega proprio niente? >>. Un’altra rete del giapponese arriva durante l’allenamento alla vigilia della prima di campionato, quando giocare nella seconda squadra contro quella titolare che scenderà in campo per affrontare l’Udinese. Domenica 29 agosto il fatidico giorno arriva, ad assistere la partita ci sono anche Yoshi e Motoishi, i genitori di Hiroshi. Il colpo di fulmine tra il giocatore e i tifosi riesce alla perfezione quando il giapponese, scatenato come un furetto, inventa un cross tagliato su misura per Maniero che trova l’appuntamento col pallone e fa 1-1. Poi Nanami si inventa una soluzione alla Recoba fingendo il tiro, effettua un dribbling sulla sinistra a saltare l’avversario e fionda una conclusione che va a centrare l’incrocio dei pali per poi rimbalzare in campo. Sarebbe stato un esordio non meno eclatante di quello celeberrimo di Nakata: perché Hidetoshi ha sì segnato due gol, ma non hanno cambiato il risultato finale, negativo per la sua squadra; quello di Nanami sarebbe stato invece decisivo e quindi più memorabile.

Alla fine della partita Nanami è soddisfatto per il suo debutto e anche Spalletti commenta positivamente facendo emergere buone prospettive. Il titolo delle pagelle sul giornale è “Un debutto coi fiocchi”. Zamparini si lamenta per aver visto il giapponese partire nuovamente dalla panchina quando invece, secondo lui, dovrebbe essere titolare. I complimenti arrivano anche dall’anima della squadra Gianluca Luppi, di trentatre anni, che definisce Hiroshi un tipo sveglio ammirando la sua mentalità e la concezione di sport e di vita che adotta, completamente diversa da quella europea.

Nanami con la maglia del Venezia

Ma la credibilità della profezia del difensore veneziano vacilla già alla seconda giornata, nella trasferta di Torino che vede i veneti soccombere ai granata per 2-1; Hiroshi trascorre tutti i novanta minuti da spettatore, attende invano un cenno dall’allenatore. Dopo sette giorni, va meglio: in Laguna arriva la Roma di Fabio Capello e le condizioni poco felici di Iachini spintono Spalletti ad affidare un posto da titolare a Nanami già con qualche giorno d’anticipo. Quindi Venezia-Roma è la prima partita da titolare per il nipponico che però, verrà mandato sotto la doccia al 67′ e il risultato finale sarà 3-1 per i giallorossi. Sia Spalletti che la stampa, giudicano Nanami “fragile e inconsistente” ma il giapponese si difende dicendo: << Speravo di restare in campo per tentare di raggiungere il pareggio >>, visto che durante la sostituzione, la Roma era in vnataggio di una sola rete.

Le cose vanno meglio il turno seguente: Cagliari-Venezia significa scontro diretto tra squadre in profonda crisi, ultima contro penultima, zero punti degli isolani contrapposto all’unico guadagnato nella prima domenica contro l’Udinese dai lagunari. Considerando la propensione del licenziamento facile da parte dei due presidenti, cioè Cellino e Zamparini, è chiaro che Tabarez e Spalletti sono costretti a vincere se vogliono continuare ad allenare. Ma quel che basta, è il pareggio di 1-1, non per Tabarez che viene esonerato mentre per il mister toscano la capitolazione si può rimandare. Nanami gioca mezz’ora, un paio di spunti niente male, e stringe i denti assieme ai suoi compagno per sopperire all’espulsione di Stefano Bettarini. Tra le sconfitte più amare, per gli arancioneriverdi arriva quella contro la Juventus, giunta all’ultimo minuto per colpa di un dispetato tiro di Antonio Conte.

Alla sesta giornata, il Venezia ospita l’Inter di Marcello Lippi, momentaneamente capolista. L’appuntamento è preceduto da uno 0-0 in Coppa Italia agguantato contro il Pescara dove Nanami, particolarmente ispirato, ha servito palloni filtranti ai compagni. Contro i nerazzurri, arriva la prima vittoria grazie alla rete di Pippo Maniero, risultato che porterà l’Inter a perdere il primato senza mai più ritrovarlo. Zanetti e Di Biagio vengono messi in crisi da lanci di prima in verticale e recupero di un gran numero di palloni di Nanami che becca un 6,5 in pagella e definito “giapponesino sveglio” nonostante “le gambette di sedano”.

Il successo sulla capoclassifica consente di lavorare in settimana con maggiore tranquillità, ma non manca una certa fibrillazione per Hiroshi che dovrà affrontare il derby dei samurai contro il connazionale Nakata: Perugia-Venezia è il secondo confronto tra giapponesi nel continente europeo dopo quelòp deò 1983/1984 in Bundesliga tra Okudera e Opachi, rispettivamente con il Werder Brema e l’Arminia Bielefeld. Ma sia a Nakata che a Nanami, quello che interessa è il bene delle proprie squadre. L’evento viene osservato con un certo distacco, come succede quando si affrontano due club di limitata presa popolare. Ma il 23 ottobre 1999, il giorno della sfida, Nanami indirizza a Nakata un messaggio definito dalla Gazzetta dello Sport “un antipasto al veleno”: << Lui pensa di essere diventato Superman >>. Il giapponese di Venezia poi chiarisce: << Con Nakata siamo amici, ma da quando sono arrivato in Italia non ci siamo mai sentiti. Non ho nemmeno il suo numero di telefono. Come calciatore è un grande, ha ottime qualità. Ma lui crede di non essere giapponese da quando gioca nel campionato italiano. Io invece, sono un essere normale. Prima della partita penso che non gli dirò niente. Non abbiamo nulla da dirci >>.

Nanami e Nakata si lasciano fotografare mantenendo una diffidenza reciproca.

Il derby dei samurai nel primo tempo, illude il Venezia che trova il vantaggio con la rete di Maniero. Nella ripresa la situazione si capovolge radicalmente, grazie a una doppietta di Amoruso. Vince il Perugia e la spunta anche Nakata sull’amico-rivale, dimostrando maggiore bravura e determinazione. Ma Nanami è stato l’ultimo ad arrendersi e sarebbe potuta andare diversamente se Maniero avesse sfruttato l’assist del giapponese per segnare il pareggio. Il mercoledì 27 ottobre, il giapponese ritorna in campo a testa alta e regala al Venezia la qualificazione al turno successivo di Coppa Italia segnando su punizione contro il Pescara. << Sono felicissimo per il mio primo gol italiano >>, commenta Nanami che, dalle stelle alle stalle, ci mette ben poco quando in campionato, contro il Bologna, arriva la sconfitta per 1-0 a causa di un maldestro Bilica che fa autogol. Zamparini guarda la classifica con il suo Venezia al penultimo posto e licenzia Spalletti. Al suo posto arriva Giuseppe Materazzi, padre di Marco, il centrale che si farà notare all’Inter fino a vincere il Triplete nel 2010 e con la Nazionale il Mondiale nel 2006. Ma il debutto è infausto per Materazzi che cade 3-0 contro il Milan a San Siro. Nanami entra alla fine, quando tutto è inutile. Ma, al turno seguente, viene promosso titolare. Contro il Piacenza la vittoria è d’obbligo ma ne esce un pareggio per 0-0. Poi altro passo falso a Lecce, una sconfitta per 2-1 e il giapponese ancora in panchina a osservare impotente. Il posto da titolare ritorna nuovamente in Coppa Italia dove il Venezia, evidentemente sgombro dai cattivi pensieri che condizionano il rendimento in campionato, vince 3-0 contro l’Udinese. Il merito va soprattutto a Nanami con un’azione che sblocca il risultato tramite un suo recupero a centrocampo che mette in moto Petkovic che confeziona. Il 2-0 vede ancora il serbo e il giapponese protagonisti con il nipponico che crossa e Petkovic superare di testa De Santics. Il successo nel derby del Triveneto vede ritornare Spalletti sulla panchina e Zamparini ammettere lo sbaglio da lui stesso definito irrazionale di averlo cacciato. Il campionato riprende confermando quando di buono visto in settimana: il Venezia sconfitta 2-0 la Reggina e, pur restando in penultima posizione, torna a rivedere l’orizzonte della zona salvezza. Contro i calabresi, Nanami appare finalmente nel meccanismo della squadra e capace di offrire la tecnica del suo repertorio.

Appena il cielo pare rischiararsi, però, arriva una tempesta a far precipitare di nuovo nel buio la situazione. Il 1999 si chiude con due pesanti sconfitte: il 2-0 del Parma firmato Cannavaro-Crespo e l’1-0 dell’Hellas Verona al quale basta un rigore di Adailton a scatenare il Bentegodi. In quanto a Hiroshi, per lui soltanto venti minuti contro gli scaligeri in sostituzione a uno spremuto Iachini. Il ritorno di Coppa Italia contro i friuliani, vede quest’ultimi trionfare 2-0 ma il risultato non basta a capovolgere il 3-0 veneziano dell’andata.

Il 2000 si apre con prospettive tutt’altro che brillanti: Petkovic saluta a va a giocare in Brasile con il Flamengo. Ad arrivare è Maurizio Ganz che, dopo aver vinto lo scudetto con il Milan l’anno precedente, accetta di riassaporare le sfide impossibili. Infatti, il nuovo acquisto dimostra subito la sua esperienza segnando contro la Lazio assieme a Maniero, regalando un 2-0 al Venezia contro i biancocelesti che poi alla fine del campionato vinceranno lo scudetto. Nanami parte dalla panchina per poi entrare al posto di Iachini, conquistandosi un bel 6,5 in pagella. Il giorno seguente, al campo di allenamento del Venezia giungono tre giocatori giapponesi, in forza al Nagoya Grampus: Oiwa, Hirano e Mochizuki che si concedono ai cronisti affermando di trovare Nanami molto più robusto rispetto all’inizio del campionato dove faticava a duellare corpo a corpo.

Ma, quando di buono fatto in casa, viene annullato a Bari dove i lagunari perdono 3-0. I “Leoni di San Marco” ritornano al successo ancora in casa contro la Fiorentina, vincendo 2-1 e chiudendo così il girone d’andata. In quella partita, Nanami si impegna notevolmente, forse perché in tribuna c’è il commissario tecnico del Giappone, il francese Philippe Troussier, venuto a misurare i progressi maturati nel soggiorno italiano. Hiroshi sfiora la sua prima rete in campionato sfiorando per un soffio un pallone lanciato da Valtolina. In Coppa Italia, sono ancora i viola gli avversari del Venezia. Ne esce uno 0-0 con Nanami titolare. Il primo gol del nipponico arriva nella prima giornata del girone di ritorno, dove il Venezia viene sconfitto 5-2 dall’Udinese. Si ritorna in Coppa Italia, ai viola non riesce la vendetta perché a passare è il Venezia che grazie al risultato di 1-1, riesce nel miracolo di giungere in semifinale. Ma in campionato la situazione non si risolve al meglio: dopo un 2-2 contro il Torino e una sconfitta per 5-0 contro la Roma, Spalletti viene esonerato mentre Nanami vola in Giappone per indossare la maglia della Nazionale. Nel Venezia come allenatore subentra Francesco Oddo che però, replica la stessa sconfitto del suo predecessore subendo un 5-0 contro la Lazio in semifinale di Coppa Italia; un miracolo divenuto incubo.

Ma in campionato, un segnale di risveglio è la vittoria per 3-0 contro il Cagliari dove Nanami fa giusto un’apparizione nei minuti di recupero. Rientra però titolare durante il ritorno di semifinale di Coppa Italia contro la Lazio dove trova il modo di essere protagonista servendo all’avversario Simone Inzaghi la rete del 2-2 dopo un retropassaggio sbagliato. In campionato accade la disfatta con tre sconfitte consecutive: la vittoria per 4-0 della Juventus, quella per 3-0 al Meazza contro l’Inter e il 2-1 del Perugia, ormai orfano di Nakata trasferito a Roma. Ma Nanami prende parte soltanto alla prima di queste tre disfatte, ritornando titolare contro il Bologna dove il Venezia interrompe la striscia di sconfitte pareggiando 1-1. Oddo prova a ripartire spiegando il suo piano: << pareggiando in trasferta e vincendo in casa, ce la possiamo fare >>. Sembrano le parole di un pazzo, ma intanto contro il Milan arriva la vittoria del Venezia per 1-0 con Nanami in panchina poi sopraggiunto in campo negli ultimi dieci minuti. In trasferta arriva il 2-2 contro il Piacenza, in piena aderenza al piano del tecnico, anche se, contro una squadra di pari livello, doveva esserci una vittoria ancora più grande rispetto a quella ottenuta contro il Milan. La giornata seguente, arriva il Lecce e vincere è fondamentale per non perdere la marcia. Oddo butta in campo Nanami che rimane in campo per un’ora e cinque minuti senza dare incisività. Ma la sfida si conclude 0-0, un pareggio che segna il Venezia a una retrocessione certa. La prossima, contro la Reggina, si conclude con la vittoria dei calabresi per 1-0 e poi arriva un’altra sconfitta, 3-1 contro il Parma. Nanami non è neanche in panchina. Riappare contro la Lazio, il match della retrocessione definitiva che il giapponese gioca con qualità offrendo a Ganz l’assist per la rete che archivia l’incontro sul punteggio di 3-2 per i biancocelesti.

Venezia-Bari 0-1 e Fiorentina-Venezia 3-0 sono gli ultimi due incontri che chiudono definitivamente l’esperienza di Nanami, che se ne ritorna al Jubilo Iwata dopo un solo anno, esattamente come successe a Kazuyoshi Miura, con la sola differenza che rispetto a quest’ultimo, per Nanami arriverà un interessamento da parte dell’Atalanta che però, rimarrà solo un’ipotesi. << Nakata è un’altra cosa >>, la condanna di Nanami è tutta qui, in questa secca e crudele affermazione che comparirà sul giornale rosa sull’ultima pagella per il giapponese dopo la sconfitta contro i viola.

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